Cosmo (Italian Edition) by Witold Gombrowicz

Cosmo (Italian Edition) by Witold Gombrowicz

autore:Witold Gombrowicz [Gombrowicz, Witold]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B06ZXZYZ3B
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2017-04-20T22:00:00+00:00


* Località turistiche dei monti Tatra. [N.d.T.]

* In italiano nel testo. [N.d.T.]

7

Tutto avveniva lontano. Non era l’altra casa ad allontanarsi da noi, ma noi ad allontanarci da lei… e quella nuova casa, immersa in un pauroso e sperduto silenzio contro cui vanamente si avventavano i nostri rumori, non aveva un’esistenza propria, esisteva solo in quanto non era quell’altra… Ne ebbi la rivelazione appena sceso dal carro.

«Il posto è deserto, non un’anima viva, la casuccia tutta per noi, questa sì che è vita, prima di tutto mangiare, ehi, fratelli falchi, datemi forza,* ve l’avevo dettum, no? Un paesaggetto che sembra un falco, vedrete, vedrete, ma prima mettiamoci qualcosibus sotto i dentibus, marsh marsh, allons enfants de la patrie!»*

«Leon, prendi i cucchiaini nella borsa, Lena, i tovaglioli, prego, accomodatevi, sedetevi dove volete, lei qui signor parroco.» Al che gli altri rispondevano: «Subito!», «Ai suoi ordini, signora generalessa!», «Forza, sedersi!», «Altre due seggiole», «Che banchetto!», «Lei qui, signora…», «Passatemi i tovaglioli!».

Ci accomodammo intorno al grande tavolo dell’ingresso, con porte che davano sulle stanze adiacenti e una rampa di scale all’insù. Dalle porte aperte si vedevano delle stanzette completamente spoglie, con solo i letti e le sedie, queste ultime abbastanza numerose. Tavola imbandita di cibarie, contentezza generale – chi vuole altro vino? – ma era il genere di allegria che si crea nelle feste, quando ci si sforza di essere allegri per non guastare il buonumore altrui, ma in realtà si è un po’ assenti, come quando si aspetta il treno alla stazione – e quell’assenza si associava alla miseria di quella casa casuale, nuda, senza tende, armadi, biancheria da letto, stampe, scaffali, con le sole finestre, i letti e le sedie. In quel vuoto non solo le parole, ma anche le persone si espandevano con maggiore sonorità. Soprattutto Pallina e Leon: le loro persone, come dilatate nel vuoto, rimbombavano e al rimbombo si accompagnava il chiacchiericcio degli ospiti intenti a mangiare con appetito, chiacchiericcio in cui si conficcavano le risatine dei Luli e le oscenità di Fuks, già discretamente ubriaco e che, come ben sapevo, beveva per affogare nell’alcol Drozdowski, la miseria dei loro rapporti e quell’allontanamento, così simile al mio dai miei genitori… Quello scarognato, quella vittima, quell’impiegato che dava ai nervi costringendo la gente a chiudere gli occhi o a guardare da un’altra parte. Pallina, splendida dispensatrice d’insalatine e di salumi, ospitale, invitante: «Prego, assaggiate, ce n’è per tutti, qui non si muore certo di fame, ve l’assicuro io» eccetera eccetera – occupata a far sì che tutto riuscisse perfetto ed elegante, una via di mezzo tra la gita originale e lo svago mondano, senza che nessuno potesse dire di non avere mangiato e bevuto a sufficienza. E poi il farsi in due e in quattro di Leon, l’anfitrione, il capo in testa, l’iniziatore, forza, tutti in coro: «Eterna è la foresta e di noi nulla resta», «Quando regna un buon sovrano mangia e bevi a tutto spiano»,* «allons, allons!».* Ma malgrado l’agitazione, le esclamazioni e il chiacchiericcio del banchetto, tutto



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